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SISTEMI DI GESTIONE E 231 / GIURISPRUDENZA

La produzione di un certificato rilasciato da un ente non accreditato non può comportare ex se l’esclusione da una procedura di gara, ma impone all’amministrazione una valutazione in ordine al concreto possesso dei requisiti in capo al concorrente; valutazione che ben può avvenire anche attraverso l’esame della detta certificazione, giacché ciò che il legislatore ha inteso scongiurare è la possibilità che imprese prive dei necessari requisiti possano partecipare alla procedura di gara.

Interesse e vantaggio, nel caso di specie, vanno letti, nella prospettiva patrimoniale dell'ente, come risparmio di risorse economiche conseguente alla mancata predisposizione dei procedimenti e dei presidi di sicurezza (dai più basilari e generici, quali la formazione e l'informazione, ai più specifici e settoriali), nonchè alla generalizzata violazione della disciplina regolante lo smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi, nonchè, infine alla predisposizione di schemi fraudolenti fiscali. Oltre che come incremento economico conseguente all'aumento della produttività, non ostacolata dal rispetto della normativa prevenzionale e di quella regolante lo specifico settore lavorativo.

La Corte spiega che " .non è ravvisabile sostanzialmente una carente politica aziendale, intesa come doverosa azione di vertice della società diretta alla massima tutela della sicurezza del lavoro e come adozione di tutto quanto necessario, a livello organizzativo e gestionale, al fine della prevenzione degli infortuni e della garanzia di sicure condizioni di lavoro" - ha correttamente aggiunto (p. 31) che "i profili di colpa ravvisati a carico dell'imputata attengono...non tanto a carenze organizzative e gestionali viste come riferibili all'interesse dell'azienda, ma come sostanziale inerzia personale dei soggetti che avrebbero dovuto provvedere ai relativi incombenti

La mera allegazione della circostanza che un modello di organizzazione e gestione era stato depositato in azienda qualche mese prima dell'evento, oltre a palesare la sua genericità, non dimostra che tale modello sia stato violato dal datore di lavoro medi ...

E' rilevabile un'anomalia, in particolare perchè la compilazione dei FIR da parte della società che raccoglie rifiuti indicava quale destinatario la ditta individuale C.S. (in particolare sia la società che la ditta individuale insistono sul medesimo sito ...

In tema di responsabilità da reato degli enti, il profitto del reato si identifica con il vantaggio economico positivo di diretta e immediata derivazione causale dal reato presupposto e può consistere anche in un risparmio di spesa, da intendersi, tuttavi ...

E' il caso di ricordare che, proprio in materia di rifiuti, questa S.C. ha ripetutamente affermato che il profitto "non deve necessariamente assumere natura di ricavo patrimoniale, potendo integrarsi anche con il semplice risparmio di costi o con ...

Il D.Lgs. n. 231 del 2001 parte dal presupposto che un efficace modello organizzativo e gestionale può essere violato solo se le persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente abbiano operato eludendo fraudolentemente il modello stesso. Dunque la natura fraudolenta della condotta del soggetto apicale (persona fisica) costituisce, per così dire, un indice rivelatore della validità del modello, nel senso che solo una condotta fraudolenta appare atta a forzarne le "misure di sicurezza".

Risulta evidente, in ragione della sua natura tipicamente sanzionatoria, che l'applicazione del vincolo cautelare reale e della successiva misura ablativa non può essere fatta retroagire a condotte realizzate anteriormente alla rilevata esisten ...

Deve disporsi il sequestro per equivalente ai danni dell’Ente, ai sensi degli artt. 19 e 53 d.lgs. n. 231/01, con riferimento alle somme necessarie per lo smaltimento dei rifiuti abbandonati in modo incontrollato e tali da costituire una discarica (artt. 256, comma 1, lett. d), e 2, in relazione all’art. 192 d.lgs. n. 152/06; art. 256, comma 3, d.lgs. n. 152/06).
 
Il deposito incontrollato di rifiuti, costituisce attività di gestione del rifiuto, che perdura fino al suo smaltimento o recupero, quindi condotta attuale, con la conseguente infondatezza dell’eccezione di irretroattività dell'art. 25 undecies del d.lgs. n. 231/01, che ha introdotto (col d.lgs. n. 121/2011) alcuni reati ambientali tra quelli che integrano la responsabilità dell’Ente per illecito amministrativo dipendente da reato.
 
Il citato d.lgs. n. 121/11, estendendo la responsabilità dell’Ente anche ai reati ambientali, ha ampliato considerevolmente l’ipotesi di sequestro e confisca per equivalente, non consentita nei confronti dell’indagato.
 
Non vi è violazione del principio del ne bis in idem qualora il decreto di sequestro per equivalente sia emesso per coprire i costi dello smaltimento dei rifiuti e, in precedenza, sia stato annullato analogo decreto emesso con riferimento ai costi di boniifica del terreno, pur riconoscendo la sussistenza del fumus boni juris. Trattasi di provvedimento che, pur avendo ad oggetto il medesimo fatto, è stato adottato sulla base di presupposti diversi da quelli valutati dal tribunale del riesame nel precedente provvedimento annullato (nei confronti del quale il Pm ha proposto ricorso per Cassazione).
 

il secondo periodo del predetto comma 2 dell’art. 29-octies, nella parte in cui impone che il rinnovo sia effettuato ogni 8 anni “a partire dal primo successivo rinnovo” deve essere infatti logicamente inteso nel senso che esso si riferisca al primo rinno ...

 In pratica i consulenti dei pubblici ministeri hanno quantificato la somma che Ilva avrebbe dovuto investire negli anni per abbattere l'impatto ambientale della fabbrica. Gli investimenti non eseguiti, secondo i magistrati tarantini, si sono tradotti in un guadagno per la proprietà ritenuto però fonte di reato. «Il sequestro - ha spiegato il procuratore Sebastio - riguarda solo i beni della società Riva Fire. Abbiamo tenuto conto della legge 231 (legge salva Ilva), e dunque il sequestro non colpisce i beni dell'Ilva. E questo provvedimento non intacca la produzione dello stabilimento. La ratio del sequestro è quella di bloccare le somme sottratte agli investimenti per abbattere l'impatto ambientale della fabbrica. La produzione non si tocca - ha sottolineato Sebastio - Si tratta di un sequestro preventivo per equivalente sulla base della legge 231 del 2001 sulla responsabilità giuridica delle imprese che dal 2011 contempla anche i reati ambientali. Ma in ogni caso - ha voluto specificare il procuratore - non potranno essere sequestrati beni funzionali all'attività e alla produzione della fabbrica.»

In allegato copia del decreto di sequestro del GIP dr.ssa Patrizia Todisco ... 46 pagine molto interessanti !

Accolto il ricorso delle società laddove è stato evidenziato che l’art. 25 septies del D. Lgs. n. 231/2001 di cui al capo di imputazione prevede che " in relazione al delitto di cui all'art. 590 c.p., comma 3, commesso con violazione delle norme ...

La prescrizione di un’anzianità minima nel possesso di una certificazione di qualità non contrasta con l’enunciato dell’art. 43 del d.lgs. n. 163/2006 (relativo alle norme di garanzia della qualità), giacchè tale disposizione, concorrendo a delineare con il precedente art. 42 il livello di capacità tecnico-professionale richiesto per la partecipazione alle procedure selettive pubbliche, si configura, al pari dell’art. 42 cit., come una previsione elastica, strutturata su concetti non tassativi ben potendo l’amministrazione fissare in sede di bando requisiti di partecipazione ulteriori e più restrittivi di quelli legali, nei limiti della ragionevolezza e della proporzionalità della previsione rispetto all’oggetto dell’appalto, al fine di non restringere eccessivamente il numero dei potenziali concorrenti

Presupposto per il sequestro preventivo di cui al D.Lgs. n. 231 del 2001, art. 53, è un fumus delicti "allargato", che finisce per coincidere sostanzialmente con il presupposto dei gravi indizi di responsabilità dell'ente, al pari di qua ...

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